Cosa sono gli edifici NZEB?
Questo tipo di strutture ha la particolarità di consumare pochissima energia, sia per il riscaldamento, che per il raffreddamento, non che per la produzione di acqua, e anche per l’illuminazione. Quest’idea nasce a partire dagli anni ‘70, un momento storico in cui c’è stata una forte crisi energetica e da quel momento è cresciuta davvero tanto l’attenzione sul tema energetico. Il discorso su questo tipo di edificio che consuma poca energia è da anni oggetto di studio e anche di sperimentazione. Ma prima di arrivare all’immobile detto NZEB si è vista la definizione di molti standard di edifici low energy e/e zero energy a partire dalla passivhaus tedesca o alla passive-on, studiate per il clima più caldo tra quelli europei.
L’Italia e Paesi nord europei
Restando al passo con il paragrafo precedente possiamo dire che le case passive si trovano nell’area del nord europea. Questo perché, vista la tipologia di Paesi, si è reso necessario garantire un risparmio di energia volto più di ogni cosa a ridurre e/o azzerare i consumi per il riscaldamento dei mesi più freddi. Questa innovazione, questi studi e le tante sperimentazioni hanno fatto si di divenire un progetto di successo e la sua adozione è molto diffusa in molti stati membri dell’UE.
L’Italia ha un clima mediterraneo che è caratterizzato da una variabilità diffusa. I sintomi di una mancata progettazione a riguardo sono i sempre più alti consumi energetici per il raffreddamento estivo degli interni. Gli standard per i climi più caldi dell’area del mediterraneo sono ancora di data vicina, mancando ad oggi una decodificazione unica e una adozione normativa ufficiale. Secondo il report BPIE13 2011 vi sono ad oggi tutte le tecnologie per costruire gli Nzeb in tutte le principali fasce climatiche d’Europa.
Il nuovo “standard Nzeb” va visto come una definizione necessariamente flessibile che dovrà rispondere alle nuove richieste di integrazione e/o di associazione, con degli impianti costituiti grazie all’energia rinnovabile. Questa nuova visione, da un lato stimola Il progetto d’integrazione architettonica di questi nuovi elementi, e dall’altro lato deve per forza mettersi a confronto con degli indirizzi più ampi.
Edifici a quasi a zero, NZEB: quali sono e le caratteristiche che hanno
Forse non è comunemente riconosciuto che questi edifici di edilizia sono fatti in giro per tutto il mondo. Si parte con un’analisi dal nostro Paese: sapevate che il nuovo campus della Bocconi di Milano è stato costruito attraverso dei principi di innovazione e/o sostenibilità?
Uno studio di architettura giapponese ha, appunto, realizzato il progetto del nuovo Campus dell’Università Bocconi di Milano e lo ha inaugurato a novembre 2019, si può quindi definire un vero è proprio plesso eco-sostenibile. La struttura è stata studiata, creata e fatta con dei sistemi di ventilazione e dei sistemi di illuminazione creati per sfruttare al 100% i raggi solari con l’inserimento dei pannelli fotovoltaici e un meccanismo che sfrutta per l’energia l’acqua piovana. Oltre ad essere una struttura in funzione, e pratica, l’aspetto dell’estetica non è stato messo da parte. E oltre all’essere green, il campus si fa promotore della multifunzionalità, avendo degli alloggi per studenti, le piscine, e centri vari:un edificio polifunzionale.
Altro esempio a Milano, è l’edificio K19. Lo studio che ha reso possibile il progetto è LPZR che ha costruito un vero edificio NZEB. Lo studio ha dotato l’edificio di un impianto geotermico per la produzione di sistema di riscaldamento e di raffreddamento.
Ma per Milano, non finisce qui!Gli impianti di NZEB, sono molti, come la scuola di viale Puglie a Milano, per citarne un altro. Il plesso è stato inaugurato solo lo scorso ottobre e può ospitare 300 alunni. E’ frutto di una ristrutturazione, con cui si sono “portati a scuola” l’impianto fotovoltaico, dei sistemi domotica, dei sistemi interattivi per le aule e dei nuovi spazi confortevoli.
Il progetto è stato fatto tramine BIM, che si è svelato come molto importante per dare efficienza lungo tutto il procedimento.
Anche a Sarzana sorgerà una scuola NZEB, e si pensa qui ad una tecnologia di prefabbricazione per velocizzare il tutto e che doni efficienza energetica e anche la sicurezza sismica.
E nel mondo? Come sono stati istituiti?
A Londra, invece, abbiamo un edificio che si trova a Hackbrig nel Sutton che è stato progettato da BEDZED ed ideato dall’architetto Bill Dunster. La sua caratteristica principe è fatto di essere eco sostenibile e di essere una struttura dotati di 80 e più abitazioni e una grandissima quantità di pannelli solari.
Per quanto concerne la Germania, l’architetto RolfDisch costruisce il progetto tedesco della Heliotrope rispecchiando tutti i canoni di una casa NZEB. Nel periodo estivo l’edificio “ruota”, si, ruota letteralmente, per schermare il fronte dai raggi solari, e in inverno sfrutta al massimo l’orientamento del sole. Geniale.
L’acqua calda è gestita e fornita grazie ai pannelli solari: in questo modo la casa non spreca energia e si auto produce il suo sostentamento energetico.
Passando, invece, in un contesto internazionale non si può non parlare dei canadesi.
Un esempio? La casa di Edmonton, una vera casa passiva di più di 220 mq che può creare e sfruttare le fonti di energia rinnovabili. Il genio è di ShafraazKaba che è riuscito a sfruttare anche il calore che arriva dal terreno grazie ai pavimenti in cemento.
Ancora in Canada, lo straordinario edificio Greenstone Building è fatto da 4 piani di celle fotovoltaiche. L’architettura è davvero molto particolare ed è studiata per dare la massima resa dalle fonti di energia rinnovabili. Sul tetto è insito un giardino che prende l’acqua piovana e intanto il costo dell’energia elettrica viene abbassato drasticamente grazie alla facciata in vetro che lascia entrare la luce del sole.
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